lunedì, gennaio 26, 2009

Just watch my wildest dreams come true...

Diario di una giornata speciale. Tra alti e bassi, tra estasi e noia, sarà difficile dimenticare il capodanno cinese 2009. Ripensandoci questi capodanni cinesi sono iniziati quatti quatti ma hanno sempre portato bene... qui c'era quello duemilaotto, ero a Venezia con il master ed abbiamo mangiato in un ristorante cinese, in quello duemilasette, se la mia memoria non fa acqua, ho mangiato da Pina insieme ad un mucchio di cinesi (ero l'unico non cinese in quell'appartamento a Perugia) tutti indaffarati a preparare ravioli con diversi ripieni, ho conosciuto anche Nan quel giorno e scoperto che il vitello con le patate è proprio buono! Prima di addentrarci nel post ringrazio mio fratello Alessandro, che ha pescato un po' di canzoni da guitar hero: world tour consigliandomene l'ascolto, l'esperimento lo considero ben riuscito e Misery Business dei Paramore ed Assassin dei Muse sono diventati la colonna sonora di questa giornata. Thanks!

La giornata in sè non è stata ricca di eventi, però ha quel suo perché, e mi ricorda un po' quel film (ecco, googlato, trovato) Sixteen candles, Un compleanno da ricordare in Italia, dove il compleanno della protagonista è festeggiato con una torta solo in due. Eh, li guardavo anche io i film il pomeriggio su italia1, eh. Comunque ritorniamo al capodanno, tutti lo passano in famiglia, a farcire jiaozi e guardare il Galà di capodanno sulla tv nazionale, e io che fo? Uno dei miei amici (nome inglese: Mario) è di Hainan, lavora qui, così gli ho chiesto se gli andava di vederci dopo il lavoro.
Ho preso un paio di autobus per arrivare vicino a dove lui lavora (in pratica la parte diagonalmente opposta di Shijiazhuang), partendo verso le sei e mezzo, era buio e non c'era una macchina in giro, alcuni centri commerciali si stagliavano con le loro illuminazioni e le classiche lanterne per dare il benvenuto all'anno nuovo e lungo tutta la città era un fischio di botti e fuochi d'artificio. Le strade deserte, sono arrivato a destinazione verso le otto e venti, il mio amico è passato a prendere me (o quello che ne era rimasto di me) alle nove e mezza, più o meno, sigh. Ci siamo fermati al Tian Yuan, uno di quei minimarket sempre aperti, abbiamo comprato dei ravioli surgelati e una bottiglia di birra. I ravioli erano per me e per il mio capodanno, lui con tutti i suoi colleghi lontani da casa aveva mangiato al lavoro, e orbene, la stanza fredda, la ciotola dei ravioli caldi tra le mie mani, i botti che sembravano non smettere mai (li sento ancora adesso, mica trovano requie questi qui). Difficilmente ravioli congelati sarebbero mai potuti sembrarmi più buoni.
Ah, domani si parte (destinazione Guangzhou), auguratemi buone ventuno ore di treno! Ci sentiamo al ritorno

sabato, gennaio 24, 2009

Harvey Dent

Non è facile tenere testa ai miei pensieri, io m'immaginavo novello Siddharta di Herman Hesse a meditare sotto un ficus in attesa dell'illuminazione, del distacco da tutto ciò che è terreno, transitorio, dolore. Allo stesso tempo buttare un occhio ai libri di cinese e a qualche risorsa utile su internet, perché no? Fine dei sogni, inizia l'amara realtà: assomiglio molto più al guardiano dell'Overlook Hotel in balia di sé stesso qui, oggi siamo arrivati a 腊月二十九, il ventinovesimo giorno dell'ultimo mese dell'anno del calendario lunare (ieri la massima era -1°), domani è l'ultimo giorno e in serata, per i fortunati, si prevede il cenone.

Dove vivo io si potrebbe girare la versione cinese di Io sono leggenda, la passeggiata di dieci minuti che mi porta dalla mia camera, attraverso il campus, la strada dell'università sull'interesezione con la strada principare è uno spettacolo raro di città fantasma, il vento ci mette del suo facendo rotolare un po' di foglioline in puro effetto far west. Il ristorante dove mangiavo ogni giorno ha chiuso ieri, poco male, quelli dello Xinjiang (o chissà dove, io mi fido dell'insegna) dicono che non chiudono, un piatto di pasta ce l'ho assicurato anche nei momenti più duri. Costretto qui e auto-confinatomi nella mia stanza, tiranneggiato dalle calamità naturali (quelli della mia scuola che si sono guardati benissimo dal dirmi che colle vacanze avrebbero chiuso i riscaldamenti) per qualche momento la mia mente ha vacillato. E' stato terribile, comunque se quella dei post deprimenti non è una quadrilogia è perchè oggi, ascoltando canzoni cretine nell'aria, mi sento tutto sommato bene, sono di buon umore e l'istinto di conservazione ha avuto ancora la meglio. Alcune cose hanno contibuito, tipo:
1) all'apoteosi dello scazzo non ce l'ho fatta: sono andato al bancomat ho inserito la mia carta China Boy, prelevato 1000 yuan ed ho comprato un calorifero. Se volevano uccidermi questa volta non ci sono riusciti. Adesso oltre alla posizione fetale nelle letto posso anche sopravvivere abbracciato al mio nuovo acquisto e non è poco, l'uomo quando ha iniziato a camminare nel suo stadio dell'evoluzione deve aver provato la mia stessa gioia.
1b) ho anche comprato una maglietta e un pantalone nuovo per festeggiare l'anno nuovo (cfr. foto su facebook)
2) il non avere alcun programma e rassegnarsi alla solitudine rende le piccole sorprese eventi speciali ed eccitanti. Oggi Melinda mi ha invitato a mangiare da lei, abbiamo fatto spesa assieme, siamo andati in una zona per me nuova (ma non meno desolata della mia) della città dove lei ha una camera in affitto. Abbiamo festeggiato il capodanno in anticipo mangiando i mitici ravioli.
3) ho di nuovo una vita sessuale -> autostima +1000.
E' in arrivo l'anno nuovo! Buon anno del Toro, Happy 牛 year! Felicità e fortuna, 恭喜发财! (come mi sento cinese...)

venerdì, gennaio 16, 2009

La conclusione della trilogia

Sebbene scrivere post di autocommiserazione sia una pratica non solo inutile ma perfino deplorevole, c'è (o almeno io ho trovato) oltre al lato miserabile anche un effetto salvifico. Tagliamo corto, diciamo che ci ho preso gusto, con oggi concludo la mia personale trilogia dei post taggati con 'la vita è una valle di lacrime', facciamo un po' le somme, poi tiro una linea e guardiamo avanti, prometto. (Sperando che ci riesca, le gambe oggi mi fanno un male tremendo)

Finiamo l'esplorazione del mio io, di quello che non traspare guardando all'insegnante di lingua italiana nella remota cina, e talvolta non è tanto chiaro neanche a me con l'analisi di altri due aspetti di assoluto insuccesso nella mia vita: il lavoro e l'amore. Il colpo di grazia insomma, giusto per essere sicuri di non aver tralasciato niente. Ciò che la mia torbida immaginazione mi porta a pensare, in questi giorni di forzata solitudine, è che questi aspetti abbiamo molto in comune. Sarà vero? mah.
Ok, il lavoro. Non è che avessi iniziato malaccio, non avevo molte prospettive, a causa di una mia scelta scellerata in giovane età dove sarebbe solo il caso di invocare l'incapacità di intendere e volere mi sono ritrovato con una laurea che, nella migliore delle ipotesi, mi pare non servire assolutamente a nulla. Eppure un mese dopo la laurea avevo mosso i miei primi passi nel mondo del lavoro, malpagato, relegato ai compiti più cretini come fossi la stagista di vogue, mi sembrava comunque una buona possibilità, prima che mi silurassero dopo dieci mesi (ne avevo parlato qui), ora non solo mi ritrovavo con una laurea inutile, ma manco buono a fare le fotocopie sono! che disdetta. autostima a quota meno un milione.
Saltiamo il master di cui ho parlato molto, credo; sono venuto qui in questa città per molte ragioni: aumentare appunto la mia autostima (cosa in cui in un certo senso sono riuscito, pare che, rogne e rognette a parte io qui possa comunque vivere del mio lavoro e, sebbene io abbia 27 anni e forse è un po' tardino per arrivarci, non è comunque poco), migliorare il mio cinese, cercare nuove opportunità sperando di acquisire nuove competenze, detto in un modo un po' fanfarone. Non so se ci sono riuscito, non so se ci riuscirò, a me il lavoro dell'insegnante piace, però insomma, vorrei anche fare altro, tentare qualche altra strada e vivere di qualcos'altro oltre insegnare ad un mucchio di ragazzini la mia lingua madre. Non è una questione di quattrini, certo anche quelli contano, ma insomma, mi sento un po' sfiduciato, venendo qui, cercando (invano) di imparare il cinese ero quasi riuscito a convincermi di valere qualcosa, ma qui, a parte i cinesi che a sentirli ti dicono sempre che wow, con il tuo inglese e il tuo cinese sai quante possibilità, io di concreto davanti a me vedo ancora poco.
Subentra una prima sostanziale differenza con l'amore, sarà che sono in un posto a me (inevitabilmente) ostile, fosse anche solo per i motivi linguistici, se nel lavoro avevo in qualche modo aspettative nell'amore zero, tutto fluttua in un limbo freddo e impenetrabile dei miei sentimenti. Alla mia età la gente si sposa, mette su famiglia, io neanche riesco a vedere la mia vita assieme a qualcun altro, posso sognare di vincere un milione alla lotteria ma non di amare ed essere riamato, posso immaginare come spendere una fortuna ma non come spendere il mio amore, perché mi sembra che non ho da darne e l'amore neanche si può vincere con una botta di culo. Eppure come si fa a vivere senza qualcuno a fianco? si può? Mi sembra di percorrere un'eterna strada in salita dove guardare dentro me stesso e imparare ad amare me stesso come se questo fosse un via libera all'idea di accettare qualcun altro nella mia vita. Io non è che mi chiedo come sia possibile, ma veramente vorrei sapere come fanno tutte le sacrosante persone a tirare avanti senza le mie paranoie, perché insomma, saranno le mie paranoie che mi caratterizzano e mi rendono quello stravagante un po' schizoide che sono, però anche in questo caso non mi piacerebbe provare, mica per tanto, per qualche giorno, qualcosa di diverso per vedere tutti insieme l'effetto che fa.
(nel riquadro: andamento del cambio Euro/Yuan secondo Yahoo finance. Per la serie: gli oscuri presagi c'erano tutti...)

martedì, gennaio 13, 2009

Le conseguenze della solitudine

Nuovo post, nuova citazione filmica. Ne Le conseguenze dell'amore (by the way, love love love this film very much) il protagonista, Titta, dice di appartenere alla setta degli insonni. Alcuni penseranno che un insonne quando non dorme può dedicarsi ad altro, dice, ma l'unica ossessione dell'insonne è quella di dormire. Mutatis mutandis, ecco la situazione in cui mi trovo. Per la serie, dopo il primo exploit nella precedente puntata: i post miserevoli di Maioblog, part 2.

Ho comprato un tappetino, per fare i miei soliti due salti e fermare un minimo la gravità che influenza le mie parti molli, sono pigro ed è difficile che mi cimenti in altro genere di attività, figurarsi con questo freddo micidiale che c'è fuori. Oggi l'inquilino del piano di sopra viene qui e si lamenta del casino che combino, fine dei giochi (l'angolino del dramma/farsa sta che in pratica in questo dormitorio, in questa scuola, qui non c'è un CANE, solo io e lui, che culo).
Ho pensato, man mano che le vacanze invernali si avvicinavano, che avrei potuto fare molte cose in questo mese e mezzo: un po' di esercizio per buttar giù la pancia, scrivere, disegnare, studiare, tutte le cose di questo mondo che richiedono un po' di concentrazione che di solito langue; col favore della quiete, della solitudine e della disperazione mi sarei pian piano adattato alla situazione e magari ne avrei tratto vantaggio.
Eppure è la prima volta che provo una solitudine così lacerante: è una sensazione nuova, oscura e orribile, qualcosa che sento però di dover affrontare, troppo facile prendere il primo aereo che trovo, spendere più di quanto ho guadagnato in due mesi e una settimana di lavoro e tornare a casa. E, come Titta, un solo pensiero mi attanaglia: quello di uscire dalla solitudine.

lunedì, gennaio 12, 2009

Extreme makeover. Maio edition

Avete presente Thora Birch che controlla su internet informazioni riguardo all'ingrandimento del seno nel film American Beauty? Ecco in queste vacanze forzate in cui mi trovo a fare poco e niente ho cercato un po' su internet in merito ad un pensiero fisso che ho sempre avuto: sottopormi ad un intervento di chiurugia maxillo facciale (almeno spero si chiami così, non sono mica un dottore). E con quell'aria un po' incredula ho sfogliato vari siti alla ricerca di foto e informazioni emettendo qui e là qualche gemito come se stessi sfogliando una qualsiasi cartella di rotten.

E' strano adesso che sono in Cina parlare di qualcosa non China-related però il mio compulsivo rapporto di odio viscerale nei confronti dei dentisti e la sensazione di puro orrore quando siedo su uno di quei lettini è una parte di me. Dopo ventisette anni sembra quasi sopita questa voglia, insomma, sono cresciuto con questa faccia; eppure quel ronzio nell'orecchio torna sempre. Così ad una prima ricerca sulla rete ho ricavato le seguenti informazioni:
- a prescindere che dopo l'intervento ci vorranno tipo venti giorni per riavere un aspetto normale e poter mangiare in ogni caso ci vuole un apparecchio da mettere prima, e una serie di sedute post, quanto porterà via tutto l'iter, un anno?
- a guardare gli esiti dell'intervento nelle radiografie potrei assumere l'aspetto dei meccanismi di un orologio nella parte interessata dall'intervento, con viti, chiavistelli e quant'altro
- ho una paura maledetta. pensarci prima, no?
Ciò di cui non ho ancora idea è il prezzo, i luoghi dove poter effettuare quest'intervento, i rischi, gli effetti durante la riabilitazione e quelli a lungo termine. In questo la rete non mi è stata molto amica e brancolo ancora nel buio.
Insomma sono di fronte al dilemma n.202 della mia vita. Troverò mai il tempo? e i quattrini? e il coraggio? Vale davvero la pena di provarci? Ovviamente tutto questo ragionarci ha una sola prima evidente conseguenza: mi sento un cretino. Ma ci farò il callo.

sabato, gennaio 03, 2009

Il giorno più bello

Viaggiare non è un po' morire, è, anzi, un po' rinascere. Mi ricorda molto il viaggio a Xi'an durante la mia prima permamenza Pechinese: un bellissimo albergo, viaggiare, posti nuovi, pensare solo a rilassarsi e divertirsi. Questo è quindi un racconto di una breve permanenza a Pechino ma anche quello di una breve rinascita, la mia: ho ricaricato le batterie in questi due giorni, non so per quanto, ma finchè dura, fa verdura!

Sono partito la mattina del 31, un mio caro nuovo amico mi ha prenotato il treno D, due ore secche Shijiazhuang-Pechino. Poi via, sull'823 (mica faccio il signore, prendo il bus io!), un'ora e sono alla fermata, un po' di richieste di direzioni qui e lì e arrivo all'albergo. Pulito, bel letto, stanza calda, girare in mutande in quella stanza mi è sembrato in un attimo vivere da signori. Aspetto la chiamata di Nan, oggi è l'ultimo giorno dell'anno, ai cinesi gliene frega relativamente ma, a quanto mi ha detto lei, ci sono i conti da chiudere quindi c'è un casotto di lavoro, non so quando chiamerà, esco, e cerco wangfujing a piedi, così da trovare con comodità l'albergo per la cerimonia di domani. La zona del mio albergo, invece, è bella, fatta di viuzze in stile tradizionale, ed è centrale, l'aria è pungente, Pechino è bella, animata, fredda, pulita e, non so, c'è una certa magia, la nostalgia della mia pechino d'estate si mescola con questa nuova immagine, si mescola con ricordo dell'estate a spasso con i miei amici e, adesso che sono solo, tutto è uguale e diverso. Arrivo a wangfujing, l'albergo è proprio dietro la libreria, poi entro nella libreria, decido di comprare un romanzo in inglese, tra la generale indecisione (atonement? kafka on the shore?) prendo The lovely bones (Amabili resti, in Italia), pago, partitina in sala videogiochi, torno in albergo.
Chiamo la mia famiglia, poi sento Nan, tra poco verrà a prendermi, la imploro di aiutarmi a comprare un regalo per la futura coppia e lei mi dice che è ok. Usciamo, mi porta in un centro commerciale (uh, come si chiamava? Solana? ok, si, ho controllato) pieno zeppo di gente nei ristoranti (niente crisi qui, pare), scartiamo quelli dove si mangia a buffet e approdiamo in un fotonico ristorante giappo, gestito da una signora giapponese di una certa classe, riccioli grigi e un ottimo cinese, ci chiede se vogliamo il sushi tradizionale o quello innovativo. In poche parole tra insalate, fagioli, sashimi, sushi innovativo flambè, tempura e quant'altro come cenone non ha affatto sfigurato! Irasshaimase! Poi via, da spin, un negozio di ceramiche belle ed essenziali, è vero l'usanza è regalare i soldi agli sposini, nella più classica delle bustine rosse, ma fortunatamente la mia amica non è troppo tradizionalista dice: di solito i soldi si dimenticano, io spero di regalare qualcosa che non possa essere dimenticato. Io non ardisco così tanto, ma un pensierino, che diamine, vorrei farlo comunque. Xin Xin è un'amica cara e preziosa, e sarei ricorso a qualsiasi mezzo per dimostrarle il mio bene. Prendo un contentitore in ceramica con un decoro rosso, spartano, essenziale ed affascinante, direi quasi zen. Il colore rosso è particolarmente difficile da gestire, dicono i cartelli esplicativi sulle pareti e il prezzo leggermente maggiorato. Spero che piaccia loro, magari ci metteranno lo zucchero e diranno: lo vedi, questo ce l'ha regalato Mario per il nostro matrimonio. Chissà...
Insomma, torno alle dieci in albergo, ma è l'ultimo dell'anno, che fo? Prendo, mi armo di coraggio e vado al Destination, gremita disco di Pechino, se spero di conoscere gente famo notte (tra me e i cinesi "intraprendenza" non è la parola chiave) ma almeno un brindisino tra me e me alla mia salute, perché no? Così dopo un long island ice tea e un frozen margarita (che buono, mica l'avevo mai provato), scambio quattro chiacchiere con qualcuno più intrepido degli altri e, poi, tutto sommato allegro, anzi, sticazzi, ero eccitatissimo... torno a casa lottando con altri duecento cinesi e non per un taxi verso casa. Alle tre mi addormento, l'indomani è il gran giorno.
L'indomani inizia alle sette, con il mal di testa per l'alcool e le sigarette, è mezzanotte in Italia, va che chiamo i miei per vedere che combinano. Poi doccetta, cerco di rendermi presentabile, cerco la busta rossa per metterci i soldini e dato che sono in un fioraio prendo un mazzo di rose per un prezzo esorbitante. Arrivo e sono tra i primi, firmo l'albo col mio nome cinese nuovo di pacca (马一傲, omofono del precedente, cambiano i caratteri) e aspetto che arrivino gli altri, nel frattempo scambio un po' di chiacchiere tra un collega dell'università di Xin Xin e il presentatore del matrimonio. Poi arrivano le facce conosciute: Eva e Han prima, John poi. Abbracci chiacchiere, poi arriva la sposa ed è tanta commozione, bianca, quasi irriconoscibile nel suo allestimento, come una damina di altri tempi, così diversa dalla ragazza scaltra, timida e abile in tutto, quella di oggi era una donna con un filino di voce, i gesti delicati, un sorriso elegante. Il matrimonio cinese è uno spasso, diciamocelo, col presentatore e gli sposi immobili per mezz'ora buona a guardarsi, dire qualche frase in italiano, memore della permanenza all'estero. E' un vero e proprio show, dove chi gestisce lo spettacolo sopperisce al nostro prete e introduce le famiglie, gli sposi e i fatti più rilevanti e commoventi. Il momento che ho preferito, uno dei più toccanti, e uno dei pochi che ho capito a causa del mio scarso cinese è stato quello in cui gli sposini si sono scambiati i regali, il regalo dello sposo era una scatoletta contenente delle schede telefoniche per le chiamate internazionali, quelle che aveva usato per chiamare Xin Xin in Italia, le ha collezionate e messe assieme. In totale sono 20mila yuan, dice il presentatore. E tutti: ohhhhh. 20mila yuan non sono mica bruscolini, sono 5 mesi precisi precisi del mio stipendio qui. Poi abbiamo mangiato, poi gli sposini si sono presentati ai tavoli (tra un cambio d'abito e l'altro della sposa) per brindare assieme, offrire sigarette o caramelle e prestarsi ai giochini diabolici architettati dagli invitati. Quello che certamente sarà difficile rimuovere è stato quello in cui hanno messo due uova nelle gambe del pantalone dello sposo e la sposa doveva farle risalire all'altezza del cavallo con le mani e farle uscire ognuna nella gamba opposta a quella in cui era, ovviamente meglio se intere. Poi un po' di foto assieme (compresa una con un mio compagno di tavolo che mi chiamava Pavarotti), io ho consegnato i miei regalini (firmando anche a nome di Diego e Simone che avrebbero voluto esser lì ma non hanno potuto) e dopo un abbraccio forte con gli sposini augurando loro ogni bene, siamo andati via.
Non avendo altro in carnet, il santo John mi ha scarrozzato un po' in giro (nonostante non avessi il cappello, era freddo e avevo un mal di testa abbastanza terribile), sono stato finalmente a piazza Tian'anmen, l'abbiamo attraversata e dietro Qian men c'è una deliziosa strada con negozi che vantano storia antica, davvero affascinante, ricca di calore e occasioni e anche di ottimi spiedini di carne d'agnello.
Non c'è molto altro da raccontare: l'indomani mi alzo e vado a fare il check-out, avevo pagato 500 yuan (400 per le due notti e 100 di caparra), la signorina della reception mi allunga 600 e rotti yuan. e questi? le chiedo. il tuo amico è venuto qui e ha pagato per te, mi dicono. mannaggia agli sposini, pur il conto dell'albergo mi hanno saldato, io prendo i soldi, e vinto dalla loro gentilezza, pensando di non meritare tutto quel bene, piangendo un po' torno in treno a Shijiazhuang.