venerdì, novembre 21, 2008

Mancanze

Venerdì sera, la settimana è ufficialmente finita, ci aspetta un weekend di noia o di estasi questo ancora non si sa, però questo venerdì è un po' come il sabato del villaggio, shijiazhuang è permeata dalla gioia lieta che il domani non c'è lavoro quindi io me ne strafrego del fatto che devo preparare le lezioni per la settimana prossima e sono alla ricerca di canzoni italiane orecchiabili da insegnare ai miei discepoli.

In assenza di un preciso scopo in questa giornata e con la pancia piena della marea di Jiaozi che ho mangiato a pranzo, mentre guardo il computer con faccia un po' da pesce mi è venuta per un attimo la mancanza di un bel long island ice tea, prima di rendere troppo concreta questa fantasia meglio che rimetta mano al blog e scriva il mio appuntamento settimanale (recentemente in cross-posting, prima su 163 e poi su blogger).
Questa settimana è trascorsa abbastanza placida, tranquilla, ho fatto 18 ore (quegli antipaticoni oggi hanno deciso di rifilarmene altre due, next week 20, che pera), ho saltato giapponese per andare alla polizia per le procedure del permesso di soggiorno (devo sganciare anche los quattrinos, sigh), è iniziato il corso di cinese per gli insegnanti pare. Io e Nacho siamo nel gruppo di "quelli che spicciacano un po' cinese" e Eto-sensei, Janus e l'insegnante ucraina di cui adesso mi sfugge il nome in quello per "iniziamo col pinyin e i toni", desaparacidi gli altri prof. magari si faranno vivi più in là.
Cos'altro è successo in questa settimana? uhm, ho incontrato il mio primo scarafaggio, sono a corto di quattrini, ma questa è la storia che si ripete, niente novità. Stasera si esce con le ragazze a cena, Daniela è super-motivata a ballare la bachata, vediamo un po' che ne esce fuori, adesso mi studio qualche video su youtube. Ciao! :)

domenica, novembre 16, 2008

And so the life goes on...

Umh, quanto tempo è passato? una settimana? due? Con questo maledetto blog su 163 è un casino persino capire quando ho scritto l'ultima volta. ah, che faticaccia. Fatto sta che la scuola ha deciso che pagarmi lo stipendio per farmi lavorare dieci ore sia un'eresia, quindi felici e contenti mi chiamano la settimana scorsa per annunciarmi nuove classi in arrivo e l'otto novembre (che è il mio compleanno quindi è difficile dimenticarsi la data) mentre mi faccio la barba bussano alla porta e arriva il mio nuovo orario. 16 ore in più settimanali in quattro classi di inglese commerciale 3! Per farla breve fatte 26 ore questa settimana ieri l'altro sono andato in ufficio a gettare la spugna e chiedere che me ne dessero di meno, la settimana prossima saranno 18, spero così di avere un po' più di tempo da dedicare alla preparazione delle lezioni per gli studenti di italiano e per quelli di inglese idem con patate.

Questa settimana quindi è stata, beh, stressante. Ma nonostante tutto ci sono dei momenti in cui penso che poi le cose non vanno così male e la vita ci regala dei frammenti per cui è facile commuoversi. Ieri per esempio sono tornato in centro, stavolta il gruppo era così formato: io, l'italiano, poi Nacho lo spagnolo, Eto-sensei che insegna giapponese e Janus, filippino che insegna inglese. Siamo andati un po' a zonzo, abbiamo pranzato in un ristorante niente male, poi in giro per mercati dato che Nacho voleva comprarsi delle scarpe. Ovviamente lo stupore di chi ci circondava era massimo a vedere questa delegazione multietnica muoversi per le strade un po' caotiche di Shijiazhuang. Ah, poi sull'autobus una ragazza mi vede e fa: Professore, si sieda (in inglese)! wow, che emozione, la mia carriera raggiunge picchi inaspettati!
Insomma, è una vita un po' strana qui: a volte sento la pressione, lo stress, il freddo sotto la pelle, vado avanti senza realmente poter pensare a nulla ma solo coll'ossesione di aver qualcosa di cui discutere l'indomani a lezione, spesso mi addormento sul letto, davanti al pc, col quaderno e la matita mentre appunto qualcosa da voler dire e/o in classe. Altre volte passeggio per il campus ascoltando Breathe Me di Sia, vado a far lezione o a mensa, l'aria talvolta è pungente, il fiato si condensa in una nuvoletta bianca e talvolta esce un sole capriccioso che invoglia a togliersi la giacca. Penso a come sia incredibile trovarsi in un paese a me totalmente alieno e poi ritrovarsi di domenica giocare in 4 a Mahjong (o Majiang) o a cena con i colleghi o in un ristorante grosso a malapena come la stanza che ho a casa, in Italia, a mangiare degli spaghetti buonissimi dove il personale che ti serve è costituito da un paio di donne in età avanzata coi capelli raccolti da un fazzoletto e un bambino che a occhio e croce non avrà neanche dieci anni.
Alla prossima. Buona giornata.