mercoledì, luglio 30, 2008

Iniziare

Beh, insomma, da dove iniziare... Sono tornato. Tornai, ieri, per l'esattezza.
Chissà dov'eravamo rimasti, qui tecnicamente sono le sette, a Pechino sarebbe stata l'una di notte, ma non è che mi senta poi particolarmente provato. Sono pur sempre un giovanotto, mi sa che il mio corpo regge bene questo genere di cose (se oltre alla fifa dell'aereo ci si mettesse anche il jetlag non sarebbe proprio più caso di mettere il piede fuori). Adesso a casa immagino che ci sarà il tempo per mettere i pensieri in ordine e raccontare un po' tutto quello che vale la pena di tirar fuori. Senza troppa fretta, mica come quando ieri stavo a impacchettare tutto a forza nelle valigie distruggendo un po' tutto, gettandomi dal piano di sopra sulla samsonite per riuscire a chiuderla, camminando con passi felpati ai varchi cercando di passare inosservati col timore che i bagagli eccedessero le dimensioni consentite. In realtà non so ancora l'effetto che fa, sono un po' confuso: da un lato mi ero messo l'anima in pace, senza quattrini e senza un modo decente per rimanere ancora a Pechino. Dall'altro un po' di speranza c'era e quando non c'era la speranza c'era il panico di doversi mettere di fronte ai bivi che mi si parano davanti, alle lacrime facili quando abbiamo dovuto salutare i nostri compagni d'avventura cinesi, all'incredibile sensazione di sentirsi rinascere ogni volta che, scambiate due chiacchiere con qualche sconosciuto, ti sembra di aver fatto una conversazione socialmente accettabile e quasi interessante in una lingua che in fondo non conosci per niente.
Questa non è la fine ma il primo giorno della nostra nuova vita, diceva il discorso di john/zhang xiaojun nella cerimonia di chiusura del master, cosa ci riserverà questa nuova vita, beh, adesso lo vedremo...
buona giornata.

martedì, luglio 01, 2008

Perdersi e ritrovarsi

Niente, blogger non gliela fa, tra le mie righe forse scrivo cose troppo reazionarie, non saprei, io intanto questo lo scrivo e lo salvo, poi magari lo pubblico pure, io speriamo che me la cavo.

Innanzitutto, com'è noto a tutti hanno annunciato Diablo III. Questo deve spiegare l'atmosfera gioisa e il sentimento di letizia di questi giorni. Otto anni sono passati da Diablo II, praticamente due generazioni di console, ma la suo eco ancora si sente, sono usciti giochi che si inserivano nella sua tradizione come Sacred, o come il più recente Titan Quest, ma Diablo rimane Diablo, ricordo il sordido piacere di vedere il primo episodio solo sul computer d'altri perché il mio all'epoca non riusciva a farlo girare, tanto che ne comprai una versione brutta e trista per psx. Quando uscì il secondo fui più fortunato, per il mio diciottesimo compleanno comprammo un computer nuovo, e fortunatamente questo episodio ci girava. Adesso a prescindere da quando uscirà o meno (è stato annunciato, mica sappiamo quando uscirà) io mi chiedo, quando verrà il giorno avrò un computer abbastanza decente da poterci giocare? Questi si che sono interrogativi, eh. In ogni caso il mondo dei videogiochi non può che gioire di questa notizia. Tremo dall'eccitazione. E adesso torniamo a parlare di Cina che sarebbe il posto in cui mi trovo in questo periodo.

In questi ultimi giorni non mi sentivo un granché: niente o pochissima voglia di uscire, all'idea di partire per andare a Xi'an avrei preferito una mazzata in fronte, trascorro la maggior parte del tempo in camera cullandomi tra insofferenza e noia, come diceva pressapoco una canzone. Non c'è bisogno di grande psicoanalisi per capire dove sta la magagna: i corsi di cinese sono finiti ho molto della tesi/tesina in arretrato, in pratica sto in Cina non so come, se e quando ci tornerò ma mi ritrovo a lavorare col fiato sul collo ad una maledetta tesina e quando non lavoro alla tesina (cioè sempre) gioco col DS a Final Fantasy Tactics Advance 2 o mangio a mensa, o dormo. E manca un mese al mio rientro, sarò per caso venuto in Cina a scrivere maledette tesine in inglese o giocare col ds?
Oggi avevo lezione d'italiano con i due bambini, mi alzo e cerco di preparare qualcosa che possa tornar loro facile, semplice e interessante, altro che la quadratura del cerchio. Poi provo a stamparlo ma la stampante decide pure di incepparsi, tra il combattere con i fogli di carta incastrati, la doccia e altro non ho neanche il tempo di andare a mensa e prendo direttamente l'autobus per andare a casa loro, neanche il tempo è dalla mia parte: pioviggina.
Alla fine quando arrivo ho ancora una mezz'ora di tempo: per non patire la fame, fare rumori di pancino o svenire mentre spiego i verbi, decido che è meglio cercare un fast food o qualcosa che possa assolverne le funzioni. Così mi incammino verso casa dei bimbi e la supero, in cerca di cibo. Mi affaccio per negozi mai visti, frutta e sigarette sembrano andare per la maggiore, non un maidanglao (Mc donald's) o un kendeji (Kentucky fried chicken) nei paraggi. Poi mi fermo ad un punto dove vendono qualche spuntino strano, chiedo cosa c'è dentro a quelle frittelle imbottite e la tipa mi dice 'xiezi', boh, io gli unici xiezi che conosco sono gli scorpioni. Le chiedo cosa sarebbero questi fantomatici xiezi e le con qualche gesti mi dice che sono una cosa tonda e altro che non capisco; non sono ancora convinto, il punto è che questi qui altro non avevano, solo quelle frittelle ripiene, la tizia mi guarda e mi dice che 'sono molto buone', suona un campanello e le dico bene allora dammene una. Una frittella per 7 mao, quanti saranno... 6 centesimi di euro? E cavoli era pure buona, e bollente. La mangio mentre ritorno verso casa dei bimbi, mordendola passo a passo. Poi mi fermo in un negozio che ha un mucchio di prodotti che non si vedono di solito nei paraggi, il caffè per esempio, lavazza e altri tipi e altra cosa import, la pasta divella, la de cecco, roba che di solito troverei solo al jialefu (carrefour), posti grossi insomma. Dev'essere perché in questa zona ci sono molti stranieri, così c'erano i cereali kellogg's, svariati tipi di latte in bricco, cose molto occidentali insomma, anche il frappuccino dello starbucks in bottiglia. Io ho bisogno solo di bere, una cocacola o una bottiglia di acqua assolveranno benissimo al compito, ma la curiosità si chiama Mario e quindi mi sono prima ben benino girato tutto il negozio puntando quelle due tre(cento) cose che avrei voluto comprare. Poi esco soddisfatto, è stata una bella avventura, ci sono ancora milioni di negozi dove devo chiedere cosa ci sarà mai dentro a quelle frittelle e altri dove stupirsi davanti all'assortimento di prodotti, è bello perdersi a Pechino, devo essere arrivato qui per questo, per perdermi e praticare il mio scarso cinese, per chiedere le informazioni e trovare posti nuovi. Per vivere esperienze nuove, stare al collegio è bello e comodo, ma non è davvero vivere, non è davvero emozionante. Mi piace viaggiare in autobus, fare le code guardando le persone e arrivare in posti sconosciuti da poter girare per vedere dietro l'angolo che c'è, guardare le vetrine e le persone che ti invitano a provare/compare qualcosa. Perdendomi per Pechino ho ritrovato me stesso.