lunedì, settembre 29, 2008

Le parole (difficili) che non ti ho detto

Insomma, sintetizziamo questa settimana. Di certo tra i vantaggi di tenere un blog rientra quello di poter esercitare e migliorare la propria scrittura, sarò quindi certamente capace di sintetizzare gli eventi salienti in un modo soddisfacente, non striminzito. Insomma, gira e rigira le cose che succedono nella vita di un 27enne disoccupato sono quelle, scriverne facendo sembrare la cosa interessante, diamine, non è mica da tutti.

Oggi mi sono alzato tardi e mi sono anche tagliato i capelli da me in un modo davvero increscioso, ma questo non è un granchè, pensiamo a ieri: ho fatto i ravioli cinesi (jiaozi per gli intenditori). I miei non hanno pianto dalla gioia per la loro bontà, ma io sono felicissimo e soddisfattissimo, stavolta li ho fatti da solo e non mi ricordavo neanche per certo come si facessero (ecco, vedi perché i tuoi amici cinesi hanno quella mania psicotica di fotografare tutto mentre cucini?) ci ho messo un po' quello che mi ricordavo e quello che mi piaceva: impasto con 500 gr di farina e acqua q.b. poi 500 gr di macinato, un carota, un po' di cavolo, un porro, zenzero e mu'er (oppure black fungus, oppure cloud ear, mi chiedo se un nome italiano ce l'abbia), per qualche ragione mi è avanzato un mucchio di ripieno, uhm, forse non ho steso granchè bene la pasta e ho fatto meno ravioli di quanto avrei dovuto. Però mi sono piaciuti, non eccezionali, ma buoni, mio fratello poi si è mangiato anche quelli che erano avanzati in serata.

Venerdì sono andato a Napoli, ho comprato dei libri per mio fratello, anche per me, che anelo(avo?) a diventare un insegnante di lingua straniera qualificato. Quando mi sono alzato la mattina avevo un freddo cane, mi sono vestito a strati, però quando ero arrivato a Napoli ero già sudato, morale della favola mi sono beccato un accidente, sono ridiventato la fabbrica del moccio, uff. Spero di essere in grado di tornarci anche domani, a Napoli, così posso comprare un altro po' di robine dal cinese e cimentarmi nello step successivo: il gong bao ji ding, pollo Kung Pao (ho comprato anche del velenosissimo tè al latte con dell'importatissimo latte in polvere, ma non ditelo a nessuno, altrimenti non proverò più l'ebbrezza dell'illegalità. certo, adesso ho capito come mai sulla traduzione in italiano del tè al latte c'è scritto: succo di frutta).


E a Napoli, incredibile ma vero, ci sono passato anche sabato sera. L'occasione era vedere il film di Marco Pontecorvo: Pa-ra-da, in una brillante sala da 25 posti, quasi gremita. Il film rende grande merito alla cinematografia italiana, è ben girato, la storia è interessante, i bambini coinvolti sono incredibili: è difficile davvero pensare che stiano recitando, sembra di osservare un documentario. Insomma, è un film talmente bello che sarà difficile pensare che conterà mai qualcosa nel nostro triste panorama. Dopo il film, il prode Fabrizio ha pensato che l'uscita non sarebbe valsa senza un mohito in via dei mille, beninteso, io ero assoltuamente d'accordo. Eppure Napoli di sera, bella e sconosciuta, mi inquieta: ho avuto più paura a camminare per le sue strade che non di notte a Pechino o a Xi'an. Ah, vero, rimane il titolo del post di oggi, quando sono andato per i libri ho pascolato anche alla feltrinelli e ho comparo l'eleganza del riccio, ma mi vergognavo a spendere tutti quei quattrini per un libro nuovo quando ho tanti libri ancora da finire da leggere in casa, e così non ho comprato l'eleganza del riccio ma the elegance of the hedgehog, l'ho comprato in inglese, ho pensato così non solo leggo il libro ma mi esercito anche un po' in iglese. così mi ritrovo un mucchio di parole difficili per quindici euro, avevo anche altri tre libri in inglese, non potevo leggere quelli? uff, sono pazzo.

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