Che bello, ho appena finito di vedere la puntata di Decameron di oggi su la7. E sono felice/entusiasta perché era da molto tempo che non guardavo la tv e pensavo: oh, cielo, ma questa roba qui è greve! un vomito continuo di parolacce, fatti meravigliosi e inventati, blasfemie e altre peccaminosità varie. Questa sensazione è addirittura riuscita a ricordarmi il capolavoro: South Park. Ora il punto è: si dev'essere per forza volgari come clerks 2 per divertire? Non lo so e io in realtà non sarei neanche un particolare fan della parolaccia, eppure devo riconoscere che obnubilati dalla nebbia del perbenismo, dalla routine, dall'italia sul 2 che dedica millemila puntate al delitto di Perugia, vedere emergere il sabato notte (per contrappasso la giornata di c'è posta per te e il treno dei desideri, quanto peggio si possa desiderare in tv e nel mondo, a parimerito forse col ciclone in bangladesh) questo concentrato di impudicizia in televisione ha il gusto proibito di mettere le mani nella marmellata. Mi chiedo quanto durerà con quelle battute sul Papa, Berlusconi e Cristo, ma finchè dura alleluja.
Una riflessione estemporanea derivante da una battuta della trasmissione parlando di una bambina un po' instabile: a otto anni cercò di suicidarsi infilando la testa nel dolce forno. Non era una madeleine quella dei ricordi, ma un dolcetto con gocce di cioccolato cotte al dolce lume di una lampadina, e mi chiedo: ma i giovanotti d'oggi, quelli della generazione di mio fratello come cresceranno senza il mito del dolce forno? Nel caso di mio fratello non è andata proprio malaccio in quanto sebbene io abbia tentato di plagiarlo con playstation 2 e anime giapponesi il giovanotto ha comunque mantenuto una discreta passione per il bricolage prima e la scienza (microscopio) e il calcetto poi. Che spasso il dolce forno, e quanto l'amavo, cattivi i miei che non me l'hanno mai comprato, dev'essere per quest'infanzia negata che ora mi attacco al microonde come Linus alla coperta, Freud aveva già previsto tutto.
Una riflessione estemporanea derivante da una battuta della trasmissione parlando di una bambina un po' instabile: a otto anni cercò di suicidarsi infilando la testa nel dolce forno. Non era una madeleine quella dei ricordi, ma un dolcetto con gocce di cioccolato cotte al dolce lume di una lampadina, e mi chiedo: ma i giovanotti d'oggi, quelli della generazione di mio fratello come cresceranno senza il mito del dolce forno? Nel caso di mio fratello non è andata proprio malaccio in quanto sebbene io abbia tentato di plagiarlo con playstation 2 e anime giapponesi il giovanotto ha comunque mantenuto una discreta passione per il bricolage prima e la scienza (microscopio) e il calcetto poi. Che spasso il dolce forno, e quanto l'amavo, cattivi i miei che non me l'hanno mai comprato, dev'essere per quest'infanzia negata che ora mi attacco al microonde come Linus alla coperta, Freud aveva già previsto tutto.
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