sabato, febbraio 12, 2011

Due carte al prezzo di una

Oggi, anche a causa della lettura di questi giorni, Italiani con la valigia di Beppe Severgnini (famoso in questi giorni per altro) gentilmente prestato da Angelo, ci diamo alla letteratura di viaggio spinta. Un resoconto di quello che è successo nelle ultime ore, più la premessa. Poi mi fate sapere se il genere affascina, che magari ripeto l'esperimento.

La premessa: tornato al lavoro dalle vacanze (vacanze è un eufemismo per dire "freddo, scomodità e noia mortale") ricevo una telefonata dalla mia collega, Mirella. Sua nonna è passata a miglior vita, tornerà a casa per il funerale, mi chiede se per 3 giorni posso sostituirla. Beh, certo, che saranno mai 6 ore di lezione al giorno? Saranno che non ho praticamente tempo per prepararle, io sono stanco, gli studenti sono stanchi e dopo 3 x 2 = 6 lezioni mi sento che dal punto di vista dei loro progressi è come se ne avessi fatta mezza. Oltretutto sono ricorso a piccoli escamotage per cercare di ottenere buona resa con poca spesa del tipo: Escamotage n°1: lezione dedicata alla visione del film "Notturno bus" (due ore di film + 1 ora a ripassare tutte le parolacce presenti: coglione, stronzate, zoccole, m'ha rotto le palle, chi cazzo siete, vaffanculo, troia, ti strappo le palle ecc ecc...), mi spiace un po' per le parolacce ma "La doppia ora" non mi ha fatto impazzire e di "La prima cosa bella" non sono riuscito a trovare i sottotitoli. Escamotage n°2: in armoniosa sintonia con l'unità 4 di progetto Italiano che parla di italiani al bar ho portato la moka in aula e ho mostrato come fare il caffè con l'aiuto di un fornellino elettrico. A seguire di caffè amaro, zuccherato, amaro con latte e con latte e zucchero. Ancora non mi spiego perchè una delle cose che ha attirato più l'attenzione è stata la posa del caffè, le ragazze si sono messe a tastarla e annusarla e mi dicevano: ha un odore strano!
Bene, siccome le cose non vanno mai come vuoi tu, a tre giorni full immersion che non avrei voluto fare, seguiranno tre giorni di vacanze (ricordate l'eufemismo?) che non vorrei fare. Oggi è il primo di questi e mettiamoci comodi col raccontino di questa giornata.

Fabio, il capoclasse mi aveva detto di chiamare la sig.ra della ditta che mi ha assunto qui, all'università di Farmacologia. La chiamo e lei mi chiede se ho ricevuto il suo messaggio. Ehm, nessun messaggio da queste parti, segnalo io. Va bene, comunque il punto è che devono versarmi i soldi delle lezioni e devo avere un conto sulla Banca Commerciale della Cina (ICBC, per gli amici), ho un conto sulla Shanghai Development (SPD, sempre per gli amici)... non va bene? No, nein, ciccia, solo quella o niente soldi. L'altra università (quella che ha richiesto la carta SPD) almeno aveva l'alternativa: se non hai il conto sulla banca che diciamo noi ti diamo i soldini cash. Ma in fondo oggi è vacanza. E non mi metto a riflettere su queste strane rivalità tra banche in Cina, posso prendere la metro e già che ci sono rifare la tessera del bus/metro... che ieri ho perso, un altro tasto dolente. Bando alle ciance, nel frattempo sono quasi le 11:30 devo fare in fretta con Google Maps a trovare la filiale più vicina di ICBC che se arrivo tardi a mensa sono dolori. L'altro giorno alle 11:50 mi sono visto servire il fondo tutto bello bruciaticcio del riso bianco perché ero "arrivato tardi". Prendo il libro di Severgnini da leggere in metro, la carta ICBC che avevo l'anno scorso a Jinan (sia mai che servisse) e parto verso la mensa.

A mensa indico della carne e chiedo cos'è. Il ragazzo davanti a me non risponde, un tizio dietro lui mi dice: è pollo, pollo con rapa. Va bene, dico. Il ragazzo inizia a mettermelo sul vassoio e il tizio dietro ci ripensa: è anatra, fa, quello lì è pollo, indicando un'altra pietanza di cui sono rimasti tre pezzetti. Tanto che differenza fa e, sempre perché non fa grande differenza, il ragazzo mette gli avanzi del pollo assieme all'anatra e me ne dà un altro po'. Mi siedo e mi metto a mangiare la mia carne, alghe e riso bianco con una minuscola testa di pollo che mi fissa dal vassoio e un gatto ciccione bianco e rosso che miagola sotto il tavolo. Poi si parte alla volta della fermata della metro Zhushanlu.

La banca è stata facile da trovare, il timore iniziale era: addurranno scuse strane per non aprirmi il conto dato che è sabato pomeriggio? Ma in realtà il problema principale sarebbe stato che il numero progressivo B1123 che ho preso mi avvisa che ci sono 29 persone davanti a me. Esco, penso di andare all'altra fermata della metro, Baijiahu, per fare la tessera e tornare. Ma poi lascio stare e faccio un giretto, dopo pochi metri trovo un supermercato e decido che il mio sport per ingannare l'attesa sarà girarmi il Suguo. Ne esco quasi venti minuti dopo con degli spaghetti istantanei al gusto manzo al curry e delle gelatine al caffè. Non sono riuscito a trovare: merendine che soddisfacessero le mie esigenze (queste brioscine e questi biscotti cinesi non mi convincono mai, finisco per comprare sempre gli stessi, uff), una busta di zuppa pronta e una bevanda qualsiasi che m'ispirasse. Al rientro delle 29 persone ce ne sono ancora una 20ina da attendere. Andare alla metro sarebbe stata una scelta saggia. Scatto una foto per noia e mi rimetto a leggere fino a quando arriva il mio turno.

Mi siedo e dico alla signorina Wang che voglio aprire un conto. Lei mi chiede se ho compilato il modulo. Ops, dopo tutta la fila che ho fatto non ho pensato ci fosse il modulo da compilare. Il solito fesso. Poco male, mi alzo, rimedio il modulo e mi risiedo. Io mi ci metterei anche d'impegno a compilare i moduli però il fatto che la gente sia in coda mi mette un'ansia da prestazione infinita, faccio gli occhi da bambi (sperando che anche lì apprezzino le ciglia lunghe che gli stranieri si ritrovano e le mie studentesse m'invidiano) e chiedo una mano. Arriva il sig. Ma, mi chiede di scrivere il nome... e di firmare. Guarda la mia firma scarabocchio e non si mostra assai convinto: non c'è scritto quello che hai scritto qui. Prendo il mio nome e lo scrivo in stampatello sopra la firma. Poi lui scrive per me il numero di passaporto, l'indirizzo di dove abito e il mio numero di cellulare. Gli detto male una cifra, gli dico 6 al posto di 9. Corregge ma non è convinto, prende un altro modulo e ricopia tutto. Stavolta firmo scrivendo il mio nome in stampatello, sia mai. La signorina Wang si mette ad inserire i miei dati, ma qualcosa non la convice. Mi chiede di passarle la carta ICBC che avevo prima. Striscia la mia carta un numero non precisato (ma tendente all'alto) di volte, la carta è "waidi" (di un'altra località) e quindi non riesce a vedere le informazioni. Poi inserendo il numero del conto, facendo qualche altra macumba ritrova i miei dati e qui l'amara sorpresa. Il mio nome sulla vecchia carta è: MARIOPARLATO qui avevo scritto PARLATO MARIO, c'era evidentemente del marcio in Danimarca. Nel frattempo una signora dietro alla signorina Wang e il tizio dello sportello a fianco incominciano a mostrarsi interessati al mio caso. Cosa fare? Cosa scrivere? E io nel frattempo pensavo a quanto fossero andate lisce le cose a Shijiazhuang dove alla Bank of China si sono accontentati di scrivere il mio nome cinese in barba ai formalismi del no no, dev'essere il nome scritto sul documento! La signorina Wang decide che il fatto che io abbia scritto PARLATO MARIO e non MARIOPARLATO non necessariamente dimostra che io stia cercando di farmi passare per qualcun altro e compila il resto del modulo, soldi sul conto 0 centesimi. La signora dietro dice che non va bene... deve scrivere 000 in modo che risultino 0 yuan, non 0 centesimi. La sig.na Wang richiama il sig. Ma e gli fa ricopiare i miei dati su un nuovo modulo. Povero sig. Ma. Dopo l'avventura la sig.na mi dà la nuova carta, le ricevute mi prega di ritirare tutto e mi ringrazia.
Io guardo la ricevuta e le dico: signorina, mi dispiace, ma avete scritto male il mio nome. E le faccio notare che nonostante avessero dissezionato il mio nome, fotocopiato e forografato il mio passaporto sulla carta appena ricevuta risultava che io mi chiamassi PARLATO MAPIO.
Nella mia innocenza chiedo di correggere la cosa, ma no, nuovo modulo, nuova carta. Questa volta col nome giusto. Alla fine me le consegna entrambe, la posso buttare la prima, mi rassicura. Due carte al prezzo di una... che comunque è zero.

1 commento:

Davide ha detto...

Ho sempre giudicato affascinante il fatto che il cinese conosce migliaia di caratteri diversi ma si confonde tra la P e la R, tra la U e la V eccetera. Prova tu a confonderti tra 末 e 未, 日 e 曰 oppure 普 e 晋 e vedi che risate che si fanno.