Ho rivisto il post chiamato Ahia, datato 10 maggio o giù di lì. Ed è un po' strano che per ricordare i miei pensieri io debba ricorrere a leggermi i post. Il brutto e il bello della tecnologia. Ho compreso quindi che il fenomeno secondo cui ogni tanto mi partono le giornate storte e io mi chiudo in un pianto fatto di singhiozzi silenziosi, facce miserevoli e qualche lacrimuccia è una condizione che perdura da una quantità di tempo che è a)rilevante? b)preoccupante? ( c)estenuante?) Adesso, dopo uno di questi momenti patologici durato mezzo pomeriggio, mi sembra di aver rimesso insieme i pezzettini, quindi posso anche scriverne un po'.
Puoi chiudere con il passato ma il passato non chiude con te. dove lo dicevano? in old boy, mi pare. Cos'è che mi viene da pensare adesso? E' che sostanzialmente i fatti sono noti, le carte in tavola. Eppure qui sta uno degli intoppi che oggi non mi vanno giù. Non c'è un atteggiamento, un unico modus operandi, uno logicamente dovrebbe analizzare i fatti e trarne qualche conclusione, invece io a giorni (ieri, fors'anche ieri l'altro) mi godo il sole che filtra dalla finestra, celebro l'otium in solitudine tra un film e un dialogo del libro di cinese. Aspetto che ogni cosa faccia il suo corso e mi sembra di essermi assestato. Poi patapon, un giorno tutto mi va di traverso, la pelle mi brucia, il cuore mi fa male e penso: maledetto il giorno che t'ho incontrato. oppure: quanto vorrei solo rivederti. oppure: ma non stavo meglio quando stavo e me ne stavo per i fatti miei? (le ho già scritte queste cose?). Insomma, non c'è verso, i fatti son sempre quelli, ma secondo una sorta di bioritmo mi sembrano una fortuna o un fardello, un bel sogno o una maledizione. Per quanto sono convinto che in fondo alla strada ci sia una soluzione, che un giorno ricorderò tutto questo con una certa languidità (ci sono già passato in fondo, vecchio scarpone che sono) mi chiedo se non esista un trucchetto, una scorciatoia per rendermi più agevole il passaggio. E ridendo e scherzando sono tre mesi che io e i miei pensieri ci stiamo giocando questa partita. Li avessi passati ad allenarmi al sudoku magari ero campione provinciale... regionale o chessò.
Intanto sono ancora a Perugia, il post sulle mie vacanze perugine sembrerebbe essere slittato ancora, beh, tanto non si sono ancora concluse, no?
Puoi chiudere con il passato ma il passato non chiude con te. dove lo dicevano? in old boy, mi pare. Cos'è che mi viene da pensare adesso? E' che sostanzialmente i fatti sono noti, le carte in tavola. Eppure qui sta uno degli intoppi che oggi non mi vanno giù. Non c'è un atteggiamento, un unico modus operandi, uno logicamente dovrebbe analizzare i fatti e trarne qualche conclusione, invece io a giorni (ieri, fors'anche ieri l'altro) mi godo il sole che filtra dalla finestra, celebro l'otium in solitudine tra un film e un dialogo del libro di cinese. Aspetto che ogni cosa faccia il suo corso e mi sembra di essermi assestato. Poi patapon, un giorno tutto mi va di traverso, la pelle mi brucia, il cuore mi fa male e penso: maledetto il giorno che t'ho incontrato. oppure: quanto vorrei solo rivederti. oppure: ma non stavo meglio quando stavo e me ne stavo per i fatti miei? (le ho già scritte queste cose?). Insomma, non c'è verso, i fatti son sempre quelli, ma secondo una sorta di bioritmo mi sembrano una fortuna o un fardello, un bel sogno o una maledizione. Per quanto sono convinto che in fondo alla strada ci sia una soluzione, che un giorno ricorderò tutto questo con una certa languidità (ci sono già passato in fondo, vecchio scarpone che sono) mi chiedo se non esista un trucchetto, una scorciatoia per rendermi più agevole il passaggio. E ridendo e scherzando sono tre mesi che io e i miei pensieri ci stiamo giocando questa partita. Li avessi passati ad allenarmi al sudoku magari ero campione provinciale... regionale o chessò.
Intanto sono ancora a Perugia, il post sulle mie vacanze perugine sembrerebbe essere slittato ancora, beh, tanto non si sono ancora concluse, no?
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