on air: Montecarlo new classics vol. 4
Rieccoci. E' iniziato agosto. Tra poco più di un mese si torna in Cina, che non è molto. Che non è poco. Ieri ho provato a scrivere un post, malauguratamente avevo pensato di poter buttare giù almeno una bozza, due idee, un canovaccio, ma mentre facevo altro non è uscito fuori neanche un solo rigo. Trovare il bandolo del groviglio dei miei pensieri è un attività che non mi concede la possibilità di far altro. Quindi non mi resta che star qui, alle nove di mattino di una calda Perugia, dopo una parca colazione, e mettermi a filare.
Non è facile trovare le parole, non saprei come descrivere il mio stato d'animo, la mia condizione. Mettiamola così, iniziamo da quel poco che so: ci sono persone preoccupate per il proprio futuro. Io non sono uno di quelli, direi che sono moderatamente ottimista, e come potrebbe essere altrimenti? Sono stato in Cina un anno, ci tornerò per altri dieci mesi, la cosa mi rende felice, ed eccitato. Succedono tante cose, è una vita interessante. Non ci avrei mai creduto: partire, lavorare in Cina. Insomma, se questo è accaduto, se ho insegnato italiano, inglese, ho girato un paio di pubblicità, mi sono innamorato di nuovo, ho riso, ho pianto, ho perso dodici chili, ne ho rimessi almeno cinque. Insomma sono fiducioso che qualche buona soluzione si troverà sempre.
Il presente è un covo di pensieri negativi. Mi sento insofferente, indolente, l'unico rifugio e il paradiso artificiale dello studio del cinese. Un'immediata catarsi, passano le ore alla ricerca di un significato di un carattere, trovare la lettura di un altro partendo da un suo componente e sfogliare altrettanti caratteri simili, è qualcosa che faccio con foga, come se ne avessi bisogno quanto l'aria che respiro, voglio migliorare il mio cinese e so che bisogna sudare un giorno intero per fare un passetto in avanti, in questo periodo di malumori, di depressione e di pentimento per tutte le mie scelte sbagliate, vivo seguendo questo mio bisogno fisiologico, questa mia convinzione.
Ok, via i pensieri, largo ai fatti. Sto a Perugia da 4 giorni. E' stata una buona idea (a parte il caldo che non mi ha fatto dormire la prima notte). Ho rivisto i miei amici, ho degli amici, anche se non si direbbe, anche se a stare un mese a casa e uscire mezza volta. Quindi anche se ho nostalgia della cina, anche se a volte mi sento desolato, e paranoico, avvilito quasi quanto stupito dallo scoprirmi debole e ritrovarmi a pensare ossessivamente ad una sola persona. L'ho detto sopra che mi sento ottimista e il futuro riserverà momenti assai migliori, ma cavoli, quanto mi fa male.
Rieccoci. E' iniziato agosto. Tra poco più di un mese si torna in Cina, che non è molto. Che non è poco. Ieri ho provato a scrivere un post, malauguratamente avevo pensato di poter buttare giù almeno una bozza, due idee, un canovaccio, ma mentre facevo altro non è uscito fuori neanche un solo rigo. Trovare il bandolo del groviglio dei miei pensieri è un attività che non mi concede la possibilità di far altro. Quindi non mi resta che star qui, alle nove di mattino di una calda Perugia, dopo una parca colazione, e mettermi a filare.
Non è facile trovare le parole, non saprei come descrivere il mio stato d'animo, la mia condizione. Mettiamola così, iniziamo da quel poco che so: ci sono persone preoccupate per il proprio futuro. Io non sono uno di quelli, direi che sono moderatamente ottimista, e come potrebbe essere altrimenti? Sono stato in Cina un anno, ci tornerò per altri dieci mesi, la cosa mi rende felice, ed eccitato. Succedono tante cose, è una vita interessante. Non ci avrei mai creduto: partire, lavorare in Cina. Insomma, se questo è accaduto, se ho insegnato italiano, inglese, ho girato un paio di pubblicità, mi sono innamorato di nuovo, ho riso, ho pianto, ho perso dodici chili, ne ho rimessi almeno cinque. Insomma sono fiducioso che qualche buona soluzione si troverà sempre.
Il presente è un covo di pensieri negativi. Mi sento insofferente, indolente, l'unico rifugio e il paradiso artificiale dello studio del cinese. Un'immediata catarsi, passano le ore alla ricerca di un significato di un carattere, trovare la lettura di un altro partendo da un suo componente e sfogliare altrettanti caratteri simili, è qualcosa che faccio con foga, come se ne avessi bisogno quanto l'aria che respiro, voglio migliorare il mio cinese e so che bisogna sudare un giorno intero per fare un passetto in avanti, in questo periodo di malumori, di depressione e di pentimento per tutte le mie scelte sbagliate, vivo seguendo questo mio bisogno fisiologico, questa mia convinzione.
Ok, via i pensieri, largo ai fatti. Sto a Perugia da 4 giorni. E' stata una buona idea (a parte il caldo che non mi ha fatto dormire la prima notte). Ho rivisto i miei amici, ho degli amici, anche se non si direbbe, anche se a stare un mese a casa e uscire mezza volta. Quindi anche se ho nostalgia della cina, anche se a volte mi sento desolato, e paranoico, avvilito quasi quanto stupito dallo scoprirmi debole e ritrovarmi a pensare ossessivamente ad una sola persona. L'ho detto sopra che mi sento ottimista e il futuro riserverà momenti assai migliori, ma cavoli, quanto mi fa male.
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