Umh, quanto tempo è passato? una settimana? due? Con questo maledetto blog su 163 è un casino persino capire quando ho scritto l'ultima volta. ah, che faticaccia. Fatto sta che la scuola ha deciso che pagarmi lo stipendio per farmi lavorare dieci ore sia un'eresia, quindi felici e contenti mi chiamano la settimana scorsa per annunciarmi nuove classi in arrivo e l'otto novembre (che è il mio compleanno quindi è difficile dimenticarsi la data) mentre mi faccio la barba bussano alla porta e arriva il mio nuovo orario. 16 ore in più settimanali in quattro classi di inglese commerciale 3! Per farla breve fatte 26 ore questa settimana ieri l'altro sono andato in ufficio a gettare la spugna e chiedere che me ne dessero di meno, la settimana prossima saranno 18, spero così di avere un po' più di tempo da dedicare alla preparazione delle lezioni per gli studenti di italiano e per quelli di inglese idem con patate.
Questa settimana quindi è stata, beh, stressante. Ma nonostante tutto ci sono dei momenti in cui penso che poi le cose non vanno così male e la vita ci regala dei frammenti per cui è facile commuoversi. Ieri per esempio sono tornato in centro, stavolta il gruppo era così formato: io, l'italiano, poi Nacho lo spagnolo, Eto-sensei che insegna giapponese e Janus, filippino che insegna inglese. Siamo andati un po' a zonzo, abbiamo pranzato in un ristorante niente male, poi in giro per mercati dato che Nacho voleva comprarsi delle scarpe. Ovviamente lo stupore di chi ci circondava era massimo a vedere questa delegazione multietnica muoversi per le strade un po' caotiche di Shijiazhuang. Ah, poi sull'autobus una ragazza mi vede e fa: Professore, si sieda (in inglese)! wow, che emozione, la mia carriera raggiunge picchi inaspettati!
Insomma, è una vita un po' strana qui: a volte sento la pressione, lo stress, il freddo sotto la pelle, vado avanti senza realmente poter pensare a nulla ma solo coll'ossesione di aver qualcosa di cui discutere l'indomani a lezione, spesso mi addormento sul letto, davanti al pc, col quaderno e la matita mentre appunto qualcosa da voler dire e/o in classe. Altre volte passeggio per il campus ascoltando Breathe Me di Sia, vado a far lezione o a mensa, l'aria talvolta è pungente, il fiato si condensa in una nuvoletta bianca e talvolta esce un sole capriccioso che invoglia a togliersi la giacca. Penso a come sia incredibile trovarsi in un paese a me totalmente alieno e poi ritrovarsi di domenica giocare in 4 a Mahjong (o Majiang) o a cena con i colleghi o in un ristorante grosso a malapena come la stanza che ho a casa, in Italia, a mangiare degli spaghetti buonissimi dove il personale che ti serve è costituito da un paio di donne in età avanzata coi capelli raccolti da un fazzoletto e un bambino che a occhio e croce non avrà neanche dieci anni.
Alla prossima. Buona giornata.
Questa settimana quindi è stata, beh, stressante. Ma nonostante tutto ci sono dei momenti in cui penso che poi le cose non vanno così male e la vita ci regala dei frammenti per cui è facile commuoversi. Ieri per esempio sono tornato in centro, stavolta il gruppo era così formato: io, l'italiano, poi Nacho lo spagnolo, Eto-sensei che insegna giapponese e Janus, filippino che insegna inglese. Siamo andati un po' a zonzo, abbiamo pranzato in un ristorante niente male, poi in giro per mercati dato che Nacho voleva comprarsi delle scarpe. Ovviamente lo stupore di chi ci circondava era massimo a vedere questa delegazione multietnica muoversi per le strade un po' caotiche di Shijiazhuang. Ah, poi sull'autobus una ragazza mi vede e fa: Professore, si sieda (in inglese)! wow, che emozione, la mia carriera raggiunge picchi inaspettati!
Insomma, è una vita un po' strana qui: a volte sento la pressione, lo stress, il freddo sotto la pelle, vado avanti senza realmente poter pensare a nulla ma solo coll'ossesione di aver qualcosa di cui discutere l'indomani a lezione, spesso mi addormento sul letto, davanti al pc, col quaderno e la matita mentre appunto qualcosa da voler dire e/o in classe. Altre volte passeggio per il campus ascoltando Breathe Me di Sia, vado a far lezione o a mensa, l'aria talvolta è pungente, il fiato si condensa in una nuvoletta bianca e talvolta esce un sole capriccioso che invoglia a togliersi la giacca. Penso a come sia incredibile trovarsi in un paese a me totalmente alieno e poi ritrovarsi di domenica giocare in 4 a Mahjong (o Majiang) o a cena con i colleghi o in un ristorante grosso a malapena come la stanza che ho a casa, in Italia, a mangiare degli spaghetti buonissimi dove il personale che ti serve è costituito da un paio di donne in età avanzata coi capelli raccolti da un fazzoletto e un bambino che a occhio e croce non avrà neanche dieci anni.
Alla prossima. Buona giornata.
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