Uno degli evidenti ed immediati effetti del nuovo lavoro che mi sono trovato ad affrontare in questi giorni (accoglienza presso gli scavi di Pompei) è l'aver reso il giorno di riposo (uno a settimana) una noia unica, una lunghezza infinita. Una notte al polo nord di niente da fare. La considerazione suggestiva che nasce spontanea è vista la durata flash del contratto (due mesi) cosa bisognerà inventarsi tra poche settimane.
È un'esperienza piacevole per numerosi motivi, non solo perché la quotidiana dose di mezzi pubblici (nonostante il servizio che io mi permetto di reputare da terzo mondo a prezzi da rapina (l'unico di prima fascia costa 1,30, siamo impazziti)), letture, pranzi al sacco, contatti interpersonali ha tolto quella patina di noia dalle giornate ma anche per le sensazioni e le riflessioni che ne sono scaturite. Tra le quali:
- l'ambiente di lavoro è gradevole, non è che si può fare proprio un paragone, ma non posso non ricordare con affetto quel cumulo di grandi stronze che era l'agenzia di viaggi dove ho lavorato per un po'.
- la sensazione iniziale che ho avuto è stata: wow, è fantastico vedere tanta gente. dopo pochi giorni però era tutto un dejà-vu continuo per cui i turisti mi sembravano tutti uguali e pensavo: ma questi qua non son venuti pure ieri?
- le persone che mi dicono che sono "sprecato", secondo me non hanno idea che pure per un lavoretto del genere ci vuole la benedizione della Madonna di Pompei.
- la gente che ama lamentarsi e quelli che protestano contro le regole. gente che risponde evidentemente all'affermazione che ho sentito qualche volta "i turisti diventano stupidi".
- coi turni capito sempre con colleghi diversi e, visto che mi sono arcistufato di leggere il manuale per l'esame di accompagnatore turistico e adesso mi porto i libri in cinese (in questo periodo Storie del Sahara di San Mao), capita sempre che si parla di Cina, il dialogo tipico è: me: mi manca molto, si mangia benissimo. collega: ehmmm...
È un'esperienza piacevole per numerosi motivi, non solo perché la quotidiana dose di mezzi pubblici (nonostante il servizio che io mi permetto di reputare da terzo mondo a prezzi da rapina (l'unico di prima fascia costa 1,30, siamo impazziti)), letture, pranzi al sacco, contatti interpersonali ha tolto quella patina di noia dalle giornate ma anche per le sensazioni e le riflessioni che ne sono scaturite. Tra le quali:
- l'ambiente di lavoro è gradevole, non è che si può fare proprio un paragone, ma non posso non ricordare con affetto quel cumulo di grandi stronze che era l'agenzia di viaggi dove ho lavorato per un po'.
- la sensazione iniziale che ho avuto è stata: wow, è fantastico vedere tanta gente. dopo pochi giorni però era tutto un dejà-vu continuo per cui i turisti mi sembravano tutti uguali e pensavo: ma questi qua non son venuti pure ieri?
- le persone che mi dicono che sono "sprecato", secondo me non hanno idea che pure per un lavoretto del genere ci vuole la benedizione della Madonna di Pompei.
- la gente che ama lamentarsi e quelli che protestano contro le regole. gente che risponde evidentemente all'affermazione che ho sentito qualche volta "i turisti diventano stupidi".
- coi turni capito sempre con colleghi diversi e, visto che mi sono arcistufato di leggere il manuale per l'esame di accompagnatore turistico e adesso mi porto i libri in cinese (in questo periodo Storie del Sahara di San Mao), capita sempre che si parla di Cina, il dialogo tipico è: me: mi manca molto, si mangia benissimo. collega: ehmmm...
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