Molto tempo fa ho letto un aforisma. Sosteneva che nella vita i giorni importanti fossero quattro o cinque, gli altri servivano per fare spessore. L'aggiornamento periodico del blog per oggi salta. Questa volta pubblichiamo un nuovo episodio della posta del cuore. Se non lo leggete è meglio, io devo elaborare il lutto quindi eccomi qui, però se passate di qui e in cuor vostro vi sentite di lasciare un commentino, un consiglio (che non potrò pubblicare perché i rapporti tra Cina e Blogspot continuano a non essere idilliaci) in fondo ve ne sarò grato. Credo (male?) che praticamente tutti o quasi siano passati per situazioni simili, i casi di cronaca nera relativamente pochi, quindi è logico dedurre che la stragrande maggioranza ne esce relativamente incolume. Bene, veniamo a noi.
Io di cinesi importanti importanti, per una ragione o l'altra, ne ho conosciuti circa cinque. Quattro di questi in Italia. La gratitudine che provo verso loro è incalcolabile e inesprimibile, senza di loro non starei qui con il mio lavoro, la mia bella stanzetta, i miei studenti e la mia vita. Il cinese che ho conosciuto in Cina è Wilson. Per descrivere Wilson ai miei occhi bastano due citazioni cinematografiche malamente riportate, la prima è di Densha no Otoko quando la protagonista dice "tu rendi nuovo ciò che è banale, rendi ricordi preziosi le cose triviali", la seconda è di 500 days of Summer "da un lato vorrei uscirne fuori. Dall'altro so che è l'unica persona nell'universo che può rendermi felice".
Non è possibile per me immaginare una Cina senza Wilson, è come se ogni carattere cinese, se ogni cosa che ho visto, sentito, detto e fatto in qualche modo fosse
collegata a lui. La condivisione (via chat) di tanti piccoli episodi quotidiani privi di apparente significato si è insinuata leggermente e dolcemente sotto la mia pelle, fino a quando un giorno mi guardo dietro e so che la dipendenza da chiacchieratina supera l'assuefazione delle droghe pesanti.
Il fattore borderline di queste amicizie però le rende difficilmente gestibili: i contorni sfumati dei sentimenti in cui tutto si mescola, a volte è piacevole, a volte doloroso. In queste situzioni che rifuggono ogni etichetta mi sono ritrovato a desiderare di rivederlo senza requie. Ho saputo che il capodanno cinese non si tocca, cicca cicca, la settimana di vacanza è sacra e va trascorsa con la famiglia, poco conta se io magari avrò un mese e rotti di vacanze invernali. Non mi ero ancora rirpeso quando ho saputo che era a Pechino in questo fine settimana prima di partire per gli Stati Uniti. Non sarebbe stato possibile vedersi anche solo per un po' Perché non me l'ha detto? me lo dico e me lo ridico e non me ne faccio una ragione. Ho pensato che più saremmo andati avanti più averlo atteso per sempe mi avrebbe
corroso. Quindi in poche righe ho scritto che di vederci non se ne parlava, al telefono mi sarei vergognato del mio cinese, quindi l'avrei salutato così in chat, è tra le persone migliori che io abbia conosciuto e quindi gli auguro ogni bene per il futuro, mi ha reso felice e non l'avrei mai dimenticato. ciao ciao.
Che cosa cretina che ho fatto. eppure ci ho pensato un po' ed ho creduto che fosse la cosa migliore da fare. il risultato è che passo le giornate a piagnucolare, il sorriso ebete che avevo quando giravo per le strade è sparito, penso e ripenso. e non ho più speranza. non so più la ragione per cui faccio le cose. studiare il cinese,lavorare. se guardo la tv o leggo un libro, se incontro un carattere cinese mi imbatto in un ricordo. i cinesi dicono che una rana a tre gambe è difficile da trovare mentre gli uomini con due sono dappertutto, però il mio corpo è ancora avvelenato da quella dolce assuefazione che l'altro miliardo e rotti di cinesi mi sembrano quelli che fanno spessore, Wilson era il mio giorno importante. la terza
citazione filmica di questo post è quella di Qualcosa é cambiato: "tu mi fai desiderare di essere una persona migliore". Adesso non ho più desideri.
Io di cinesi importanti importanti, per una ragione o l'altra, ne ho conosciuti circa cinque. Quattro di questi in Italia. La gratitudine che provo verso loro è incalcolabile e inesprimibile, senza di loro non starei qui con il mio lavoro, la mia bella stanzetta, i miei studenti e la mia vita. Il cinese che ho conosciuto in Cina è Wilson. Per descrivere Wilson ai miei occhi bastano due citazioni cinematografiche malamente riportate, la prima è di Densha no Otoko quando la protagonista dice "tu rendi nuovo ciò che è banale, rendi ricordi preziosi le cose triviali", la seconda è di 500 days of Summer "da un lato vorrei uscirne fuori. Dall'altro so che è l'unica persona nell'universo che può rendermi felice".
Non è possibile per me immaginare una Cina senza Wilson, è come se ogni carattere cinese, se ogni cosa che ho visto, sentito, detto e fatto in qualche modo fosse
collegata a lui. La condivisione (via chat) di tanti piccoli episodi quotidiani privi di apparente significato si è insinuata leggermente e dolcemente sotto la mia pelle, fino a quando un giorno mi guardo dietro e so che la dipendenza da chiacchieratina supera l'assuefazione delle droghe pesanti.
Il fattore borderline di queste amicizie però le rende difficilmente gestibili: i contorni sfumati dei sentimenti in cui tutto si mescola, a volte è piacevole, a volte doloroso. In queste situzioni che rifuggono ogni etichetta mi sono ritrovato a desiderare di rivederlo senza requie. Ho saputo che il capodanno cinese non si tocca, cicca cicca, la settimana di vacanza è sacra e va trascorsa con la famiglia, poco conta se io magari avrò un mese e rotti di vacanze invernali. Non mi ero ancora rirpeso quando ho saputo che era a Pechino in questo fine settimana prima di partire per gli Stati Uniti. Non sarebbe stato possibile vedersi anche solo per un po' Perché non me l'ha detto? me lo dico e me lo ridico e non me ne faccio una ragione. Ho pensato che più saremmo andati avanti più averlo atteso per sempe mi avrebbe
corroso. Quindi in poche righe ho scritto che di vederci non se ne parlava, al telefono mi sarei vergognato del mio cinese, quindi l'avrei salutato così in chat, è tra le persone migliori che io abbia conosciuto e quindi gli auguro ogni bene per il futuro, mi ha reso felice e non l'avrei mai dimenticato. ciao ciao.
Che cosa cretina che ho fatto. eppure ci ho pensato un po' ed ho creduto che fosse la cosa migliore da fare. il risultato è che passo le giornate a piagnucolare, il sorriso ebete che avevo quando giravo per le strade è sparito, penso e ripenso. e non ho più speranza. non so più la ragione per cui faccio le cose. studiare il cinese,lavorare. se guardo la tv o leggo un libro, se incontro un carattere cinese mi imbatto in un ricordo. i cinesi dicono che una rana a tre gambe è difficile da trovare mentre gli uomini con due sono dappertutto, però il mio corpo è ancora avvelenato da quella dolce assuefazione che l'altro miliardo e rotti di cinesi mi sembrano quelli che fanno spessore, Wilson era il mio giorno importante. la terza
citazione filmica di questo post è quella di Qualcosa é cambiato: "tu mi fai desiderare di essere una persona migliore". Adesso non ho più desideri.
3 commenti:
Io lo so.
Che quello che provi sia forte come una malattia, si capisce quando gli auguri tutto il bene, nonostante il suo bene non coincida con il tuo... quando sei partito la prima volta non c'era nessun Wilson ad aspettarti e come lui è uscito dal resto dello spessore così tu sarai per qualcuno il giorno speciale, come lo sei già stato in passato. Quindi recupera la speranza, recupera il sorriso e le motivazioni che ti hanno spinto per la prima volta a salire sull'aereo, di gorni speciale ce ne sono infiniti. Die'
È la vita!
Oggi hai una ferita in più, ma sei un po' più grande di ieri.
Ma magari! E invece sono (sarò?) sempre un moccioso: ho scritto questo post come se fossi andato a tutti a dire che incomincio una dieta e poi pensare "col cavolo che mi rimetto a mangiare, ho detto ha tutti che stavolta ero a dieta!". Così adesso penso "col cavolo che lo risento. Mica posso zerbinarmi così!".Ragione e sentimento. La prima mi dice che col tempo ritornerò ad essere felice, triste o anche apatico. Il sentimento mi dice... beh, che lo dico a fare.
Posta un commento