mercoledì, febbraio 29, 2012

L'insostenibile leggerezza di insegnare italiano

Io ho passato i trenta. E quindi cosa ho scritto e cosa non ho scritto mica me lo ricordo più. Rischio di ripetermi, non si fa. Però è anche vero che repetita iuvant, no? Ma lasciamo parlare i fatti... e parliamo del mio lavoro. Lunedì è arrivata la nuova collega. Arruolata dalla scuola per arginare l'emorragia di insegnanti che abbiamo avuto (ci ha lasciati il nostro grande capo, quello che dava un'aria di dignità alla nostra facoltà). Non le hanno chiesto di fare una marea di ore, domenica mi ha anche chiamato per chiedermi cosa abbiamo fatto lo scorso semestre. Io le ho detto che l'unica materia che ha ereditato da me è quella di scrittura. Quindi le ho accennato brevemente le cose fatte. Poi mi ha chiesto quale fosse il livello della classe.

Ho sentito un certo entusiasmo nel tono di Ines. Mi diceva, che notizie mostro? La neve a Roma? O cose più complesse come la crisi economica? Io poi sono andato in aula lunedì, per vederci dal vivo, per darle il benvenuto. E facciamo un eclissi. Passiamo al giorno dopo quando Bianca mi ha chiesto se sapessi se lei avesse o meno esperienza come insegnante. Bianca pensava di no, perché quest'italiana parlava italiano molto velocemente. Anch'io, ripensandoci, credo di no. E lo credo perché penso che la mia nuova collega si aspettasse di trovare piccole creature bramose di sapere al suo arrivo. Si aspettava che con rara iniziativa gli studenti segnalassero tutti i punti a loro non chiari affinché si svolgesse una sana e armoniosa lezione. Questa è l'impressione che ho avuto. E arriviamo a oggi. Dopo il mio primo giorno di lezione ho perso la voce. Mi sa che non c'ero abituato a parlare e parlare per quattro ore. Speriamo di riavercela domani... altrimenti il cielo non voglia! sarò costretto a far parlare i miei studenti. Ora, saltando di palo in frasca, essendo io nel mezzo di una relazione complicata, non dico appena è cominciata, ma in effetti tipo 5 minuti dopo mi sono guardato attorno e ho visto che non ero nel luogo indicato alla voce luogo di nascita sulla mia carta d'identità. E ho pensato: e adesso come ci resto qui? Per restare in Cina mi serve un lavoro, e non saprei bene dove farmi assumere a Nanchino e non saprei bene quale lavoro potrebbe offrirmi un bel visto lavorativo a Nanchino. Quindi 10 minuti dopo avevo il sinistro sospetto che la cosa più papabile è quella di restare qui un altro anno a insegnare italiano, anche se, non lo nascondo, non mi piace lavorare qui. L'equilibrio a cui sono arrivato in questo periodo è che sono un professore mediocre in una scuola mediocre. Se dico che i miei studenti sono reattivi come mufloni in coma terminale la risposta dell'interlocutore medio è che devo sapermi mettere in discussione, trovare il modo di catturare la loro attenzione, di stimolarli. Ma li guardo pure io i film dove gli insegnanti saltano sui banchi e tutti si emozionano, ma per dirne una oggi la mia collega mi chiede di Enzo, del fatto che non ha passato i miei esami. E io le dico "Cara Francesca, ieri Enzo non è riuscito a tirar fuori la parola sorella, ha detto qualcosa come "mio fratella sposata"". Questi studiano 16 ore a settimana di italiano, e lo so che se fossi un insegnante migliore non saremmo arrivati qui. Però boh, io la soluzione in tasca non ce l'ho. Ad ogni modo, ecco, resta da vedere concluso questo semestre (ed è bello che lo pensi quando ho iniziato le lezioni da un solo giorno) cosa toccherà fare per campare e per rimanere a fianco alla persona a cui vorrei rimanere a fianco in questo momento. 
Boh, Yang Yang a mensa oggi ha detto che per quelli del segno del Gallo (come me) l'anno del Drago porterà grande fortuna. A me finora sembra aver portato solo sfiga (giuro, sono praticamente caduto in depressione il giorno dopo capodanno) ma vabbè, magari si risale la china e finisce col botto! Tanto sperare male non fa, no?

sabato, febbraio 25, 2012

Un giorno questo dolore ti sarà utile

Spero che Google non vi abbia attirato qui con l'inganno. Se è capitato me ne scuso. Il titolo di questo post è una frase che mi è rimbalzata in mente. Non parlo né di romanzi né di film qui. Anche se ho appena visto The Descendants e ve lo consiglio. Qui parlo di me. Di Mario Parlato, 30 anni, che vive da quasi quattro in Cina. Anzi, non parlo di me. Cioè, di cosa parlo non lo so. E' l'ennesima puntata della posta del cuore. E la domanda di oggi è: quanto dura una notte?

Chissà ognuno avrà la sua risposta. So solo che adesso sono le tre e mezza di notte e questa promette di durare tanto. Bisogna solo aspettare che il giorno passi. E' la cosa più ragionevole da fare. Ma allora perché non dormo? E domani cosa succederà? Quindi grosso modo è così: in Italia è un po' presto per andare a nanna. In Cina magari qualcuno fa le ore piccole, è pur sempre sabato sera. Ma un sacco di loro staranno dormendo, a maggior ragione vale qui nel dormitorio. E mentre tutti dormono un momento che generalmente passa senza che neanche ce ne accorgiamo per me si è dilatato infinitamente. E così ho pensato di scriverci su un post. Tanto per.
Sul resto non mi dilungo, magari ci ritorno se tra un ora sto ancora qui con gli occhi sbarrati. Nel frattempo mi godo il tempo che non passa e i miei stati d'animo che si alternano impazziti. Buonanotte.